Recensioni | Pubblicato il 5 marzo 2014

The Notwist
Close To The Glass
Genere: Indietronica, Elettropop
Anno: 2014
Casa Discografica: Sub Pop
Servizio di: Marco Pettenati
La Sub Pop si è aggiudicato l’onore di distribuire la nuova fatica degli electro-rocker tedeschi arrivata dopo quasi sei anni dal precedente lavoro in studio; nel frattempo però i fratelli Acher non sono stati con le mani in mano, impegnati anche in progetti paralleli quali 13 & God (non male Own Your Ghost del 2011) e Tied & Tickled Trio (La Place Demon del 2011).
Neanche stavolta arriva un degno seguito al capolavoro Neon Golden (2002) anche se c’è qualche passo in avanti rispetto al precedente full-lenght, il manierato The Devil, You + Me. La voglia di stupire ancora e un’inaspettata energia portano notevole beneficio alle dodici tracce di Close To The Glass, alcune delle quali hanno però l’evidente difetto di essere troppo simili tra loro: la connotazione molto personale della miscela musicale offerta dal collettivo di Weilheim, che era anche l’arma vincente, finisce per tediare un pochino (anche la voce monocorde di Markus ci mette del suo). E guarda caso alcuni episodi appaiono riusciti proprio perché scritti (e arrangiati) dimenticando il (glorioso) passato.
L’indietronica è molto meno presente però ci intriga ancora nei bilanciati accordi, carichi di emotività, di ”Into Another Tune“, “Casino” e “Steppin’ In“; molto del materiale, invece, beneficia sia di una sintesi/sintetica più vigorosa che strizza sia l’occhio agli anni Zero come la radioheadiana title track oppure la vigorosa “Seven Hour Drive“, sia delle contaminazioni – tanto di ritorno – che vanno dal necessario kraut alla blasonata intelligent. L’unica strumentale del lotto si dilata per otto minuti e mezzo in sofisticata suspence sfruttando atmosfere a là Boards of Canada e Orbital. Non mancano altre variazioni ancora, il singolo “Kong” per esempio ha una storia a sè: pensato per le radio oppure per i club fa emergere la côté più pop-rock della band, mantenendo tuttavia la consueta vena malinconica (un po’ troppo Postal Service e Death Cub for Cutie a dir il vero).
Disco piacevole ma ondivago, ha la sua forza nel largo impiego di suoni molto intriganti che conferiscono all’insieme un aspetto impegnato e solido e nel contempo lieve e adatto a contesti diciamo così più frivoli. Avremmo voluto qualcosa in più, ma la tenitura c’è e la classe pure.
Voto: 7/10
Tracklist:
- 1 · Signals
- 2 · Close To The Glass
- 3 · Kong
- 4 · Into Another Tune
- 5 · Casino
- 6 · From One Wrong Place To The Next
- 7 · Seven Hour Drive
- 8 · The Fifth Quarter Of The Globe
- 9 · Run Run Run
- 10 · Steppin' In
- 11 · Lineri
- 12 · They Follow Me