AMAReCORD | Pubblicato il 25 marzo 2014
AMAReCORD #23/2014: Salvo Mizzle racconta Ho Ucciso Paranoia (Marlene Kuntz, 1999)
A cura di: Nicola Orlandino
AMAReCORD – La Musica racconta la musica è uno spazio nel quale i musicisti raccontano il disco di un altro artista o gruppo (del passato o contemporaneo). Vogliamo creare una piccola raccolta di brevi racconti scritti da chi la musica la fa: il primo approccio con quel particolare disco, le influenze che ha eventualmente avuto sulla sua musica e l’analisi di alcuni brani. Un modo per far rivivere i dischi che hanno fatto la storia della musica e anche un modo per esplorare album più di nicchia, oltre a poter conoscere meglio l’artista che gentilmente si cimenta nella scrittura dell’articolo.
Il nuovo ospite della nostra rubrica è Salvo Mizzle che vi abbiamo presentato qualche settimana fa. Si tratta del progetto cantautorale di Salvatore De Padova. Via Zara l’album di debutto che è uscito il dicembre scorso. Il filo narrativo si sviluppa su più strati: si va dalle venature ruvide dei primi due brani sino alla prevalenza della sezione acustica (“Sfm” su tutti) e i richiami al grunge targato anni ’90. “Il Salto” è uno dei pezzi che rappresenta meglio questo aspetto. Un esordio più che sufficiente che esprime un songwriting ben costruito e che, con un po’ di coraggio compositivo, potrebbe raggiungere risultati notevoli.
Salvo Mizzle ha deciso di raccontare Ho Ucciso Paranoia dei Marlene Kuntz (1999, consorzio produttori indipendenti). Ecco le sure parole:
“1999. Sono in viaggio con degli amici verso Bologna, una delle tante uscite organizzate dall’Accademia Di Belle Arti di Foggia. Ho 22 anni e l’inferno in corpo, sono la materializzazione del testo “Vent’anni” di Claudio Lolli. Guardo e vivo tutto con ardore ma la mia ricerca è avida e tormentata, è la ricerca di qualcosa che non esiste capii qualche tempo dopo, o almeno non come la immaginavo ingenuamente. Eppure questo senso di oppressione e di malinconia mi affascina, coltivarla mi fa sentire vivo. Era Gennaio o febbraio, non ricordo bene, a giorni sarebbe uscito il nuovo album dei Marlene; lo aspetto, lo desidero, lo voglio, ne ho bisogno. Entro in un negozio di musica a Bologna di cui non ricordo il nome e senza crederci molto gli chiedo:”avete l’ultimo dei MK – Ho Ucciso Paranoia -?”, loro:”certo, è appena arrivato”. Lo tengo nel mio zaino per 4 giorni prima di tornare al paese. Quei giorni li ricordo bene, due o tre cose non erano andate esattamente come avrei voluto, altre non andavano da diverso tempo. Entro a casa, inserisco il cd nel lettore, metto le cuffie, schiaccio Play… Il sangue comincia a ribollire nelle vene impazzito, lo strazio è totale, è poesia spalmata su un letto di vetri, …godo! Era tutto lì, nei testi e in ogni singola nota di Cristiano e compagni, …c’ero io!
“…gemma che fondi ardore, anche se non lo sai, io potrei darti amore… Da un varco scende il sole sul mio viso”
E’ un nuovo giorno!“.