Recensioni | Pubblicato il 1 febbraio 2013

Noise of Trouble
Distopia
Genere: Sperimentale, Jazz, Noise
Anno: 2012
Casa Discografica: Brigadisco Records
Servizio di: Nicola Orlandino
La Brigadisco Records oramai è una garanzia. Nell’ultimo anno ha prodotto lavori di elevata qualità e ha dato spazio a progetti originali e che trovano nella ricerca sonora il filo conduttore: si pensi a Xabier Iriondo, Fuzz Orchestra, Makhno e Tucano. Alcuni dei migliori dischi del 2012. Fra questi c’è un altro disco che merita altrettanti elogi: stiamo parlando dei Noise of Trouble.
Il Trio romano composto da Marco Colonna (sax soprano, tenore e baritono), Luca Corrado (basso elettrico), Cristian Lombardi (batteria) torna con Distopia, dopo l’album del 2011 The Bloody Route – From the country where women are older than God. La cosa che colpisce di più è l’incredibile progettualità con cui è stato concepito e la concretezza della realizzazione dando i natali più ad una forma d’arte complessa piuttosto che ad un semplice disco.
Il gruppo dichiara che Distopia è nato come forma di riflessione di questo decennio partendo dalle conseguenze delle brutture del G8. In questo caso la musica si trasforma in uno strumento che funge da proiettore che non solo mantiene viva la memoria ma porta ad una riflessione profonda non populistica su quegli episodi e sulle ripercussioni che ancora attraversano la realtà odierna. Tutto questo viene fatto con una efficace registrazione dal vivo: i registri usati sono molteplici ma con una prevalenza di ritmiche e strutture jazz scalfite da incursioni rumoristiche.
L’iniziale “Va Fantasma di Ragazzo“ è un recitato sussurrato con musica quasi inesistente e piccoli rumori che accompagnano la voce: una efficace e devastante evocazione della persona di Carlo Giuliani. E poi si va subito con “Testa Fracassata” che mette subito in evidenza l’irregolarità ritmica della loro musica e la robustezza accompagnata dalla consistenza del sassofono. La successiva “Distopia #3” da spazio allo sfogo rumoristico che si manifesta in un minimalismo noise. Si torna a sonoirtà più corpose con “Genova” che ha una fantastica accelerazione e una grossa componente d’improvvisazione. Il tutto viene esasperato in “Alimonda” con ritmiche schizzate e contrastanti.
Tornano le parole con “Distopia #1” nella quale la voce di Giovanna Marini è accompagnata dal suono quasi sofferto e che da una concretezza e una maggiore forza alla parole. Gli schemi qui non trovano spazio e la bellezza della libertà di espressione viene fuori splendidamente. Proprio per questo, risulta uno dei migliori brani dell’album insieme a “Legittima Difesa“, una scarica sonora incontrollabile e altro manifesto della libertà stilistica del gruppo. Altro brano che merita una menzione speciale è “Diaz” dal forte taglio noir e dalle atmosfere rarefatte. Dopo la carica di “Tortura“, c’è la lettura di un testo di Simona di Orlando che trova vita grazie alla voce Simone Cristicchi e infine la “rincorsa” fra gli strumenti di “Assassin” che ci porta ad ammirare, ancora una volta, la capacità del gruppo di sradicare la linearità del sound.
Il risultato complessivo è un flusso di pensieri, memorie e sensazioni perfettamente espressi dalla naturalezza con cui il suono prende forma in ogni brano: il gruppo si è lasciato guidare dall’anima sperimentale mettendo in mostra doti tecniche, compositive coadiuvate da una sensibilità artistica tipica dei grandi.
Voto: 7,5/10
Tracklist:
- 1 · Và fantasma di ragazzo
- 2 · Testa Fracassata
- 3 · Distopia #3
- 4 · Genova
- 5 · Alimonda
- 6 · Distopia #1 (intervista a Giovanna Marini)
- 7 · Ode agli insofferenti
- 8 · Placanica
- 9 · Legittima Difesa
- 10 · Distopia #2
- 11 · Diaz
- 12 · Tortura
- 13 · Bolzaneto (Testo di Simona Orlando letto da Simone Cristicchi)
- 14 · Assassin