Recensioni | Pubblicato il 6 gennaio 2014

“Allorché le ondate gigantesche si ritiravano, la superficie dell’acqua s’inclinava a perpendicolo;
sembrava quasi che il fondo del mare, all’interno delle opere portuali, s’esponesse alla vista.
Gli spruzzi delle onde, frammisti alla pioggia cadente, colpirono Shinji in pieno viso. [...]
A tratti, ancor più in alto nel cielo, Shinji coglieva bagliori di nubi cariche di luce opaca,
che parevano promettere schiarite future, ma poi subito s’estinguevano.”
(Mishima, La voce delle onde)
I Flod sono un quartetto post-rock danese alle prese con il loro primo ep, trenta minuti d’intenso coinvolgimento acustico e visivo, ispirato ai drammatici dipinti del XIX secolo e al disegno tradizionale giapponese.
Il primo brano, “Joki”, è un minuzioso mosaico in divenire dalle pennellate elettronico-orientali, che infittendosi sfocia in una corrente di placidi e sontuosi archi, cori avvolgenti e fiati meditativi. Si può, invece, descrivere “Lumi” come una traccia maestosa, ma al contempo delicata come una nevicata sul monte Fuji, fatta eccezione per il finale dai toni occulti, sperimentali, quasi sacrali.
La successiva “Ríu” presenta un carattere capzioso, ma sboccia fra il suono di fiati e varie componenti elettroniche che si intrecciano con l’apparato vocale, lasciando spazio a qualche istante di quiete. “-” è piuttosto breve e semplice, quasi complementare alla precedente; si apre con uno scampanellio, a cui segue un coro che acquista vigore alla stregua di una narrazione mitica. Infine, il brano che dà degna sepoltura all’ep è “Paka”, inizialmente entusiastico e trasognato, poi improvvisamente sfuggente e flebile, come se andasse scomparendo al di là dell’orizzonte.
I Flod dimostrano pertanto un’insolita originalità e una certa dimestichezza nel proporre elementi di gusto orientale, che prevalgono e non lasciano fluire sbocchi di natura più nord-occidentale, come ci si aspetterebbe.
Voto: 7/10
Tracklist:
- 1 · Joki
- 2 · Lumi
- 3 · Ríu
- 4 · -
- 5 · Paka