Recensioni | Pubblicato il 26 marzo 2013

Forêt
Forêt
Genere: Alt-folk, Alternative
Anno: 2013
Casa Discografica: Simone Records
Servizio di: Nicola Orlandino
Sembrava un’impresa impossibile trovare informazioni sul progetto Forêt, ma alla fine siamo riusciti a trovarne abbastanza per migliorare la lettura dell’interessante omonimo album di debutto. Provenienti dal Canada, siamo davanti a un duo formato da Émilie Lafores (voce e arrangiamenti) e Joseph Marchand (arrangiamenti, chitarre).
I testi (in francese) sono della poetessa Kim Dorè che è stata invitata dalla stessa Emilie a far parte del progetto. Il suono è molto articolato e non a caso hanno contribuito alla realizzazione del disco altri musicisti quali David Altmejd, François Lafontaine, Robbie Kuster, Philippe Brault, Guido del Fabro e Pierre Girard.
Partendo dall’artwork che ci indica un senso di disorientamento dell’identià personale, la band porta un suono tendenzialmente oscuro e che vede nel folk la radice dei loro arrangiamenti: ma il tutto viene arricchito con sfumature vicine all’alt-rock (“La Cage” e “À ceux qui ne sentent plus rien“) o vicine all’eleganza di un certo pop moderno (“Corps maquillés” e “Après La Guerre”) e ancora esperimenti ritmici che rendono imprevedibile la composizione. E naturalmente non si può non dare merito alla vocalità cangiante di Émilie Lafores che sfoggia una classe notevole.
La natura decadente della loro musica si può palpare nell’iniziale “Le sucre de mes larmes”, e la malinconia derivante si rispecchia anche nel testo “comment faire pour dormir/quand les miroirs se brisent /avec toutes les images/qui se cachent sous mon lit“. Dopo un inizio completamente acustico, grazia vocale ed efficaci ma delicate distorsioni si intrecciano in “Corps maquillés“.
La forma poetica della loro musica prende forma in maniera totale nella raffinata “Le verbe amour” nella quale potrete notare la cura dei back vocal e la accurata costruzione della melodia. Interessante anche il testo: “ce n’est pas la fin du monde/ c’est peut-être juste la fin du mien /quand j’y pense ce n’est rien /ce n’est pas rien ce n’est pas tout /la vie reprend demain /sans un bruit le verbe amour“. “Repose-toi bien (pour Thomas)” e “L’amour de marbre” sono i brani che più mettono in mostra il lavoro di ricerca della band: nella prima i passaggi con disnvoltura da un dark-folk ad un contesto più melodico; nella seconda ritroviamo un suono minaccioso continuamente scalfito, gli esperimenti vocali e poi la successiva evoluzione che va ad alterare anche la sezione ritmica.
Emersi dall’ignoto, i Forêt ci regalano un debutto impressionante: la loro forza sta nell’imprevidibilità di un suono che non è mai uguale a se stesso e che sa ben reinterpretare i generi con cui si mette a confronto. L’intento era quello di dare una musicalità efficace alle parole di Kim Dorè: obiettivo raggiunto a pieni voti che fa emergere un talento nella composizione ragguardevole.
Voto: 7,3/10
Tracklist:
- 1 · Le sucre de mes larmes
- 2 · La Cage
- 3 · Corps maquillés
- 4 · Corps maquillés
- 5 · Le verbe amour
- 6 · Après la guerre
- 7 · À ceux qui ne sentent plus rien
- 8 · Repose-toi bien (pour Thomas)
- 9 · L'amour de marbre