Recensioni | Pubblicato il 28 marzo 2015

La Batteria
La Batteria
Genere: Prog Funk, Cinematic, Soundtrack
Anno: 2015
Casa Discografica: Penny Records
Servizio di: Daniele Giorgietti
Ad un ascoltatore disattento spesso la colonna sonora non dice nulla senza le immagini che scorrono su di uno schermo; ma già in passato qualcuno aveva compreso le potenzialità, commerciali e di piacere, di questo tipo di musica. Insomma, perché goderne solo sui titoli di coda?
La Batteria è un progetto tutto romano di quattro artisti non esordienti, già impegnati individualmente su altri fronti (l’Orchestra di Piazza Vittorio per citarne uno). Il loro omonimo disco di debutto mette assieme quanto di meglio si possa raccogliere dalla vecchia tradizione del soundtrack: film anni ’70, serie TV americane dei primi anni ’80, spaghetti western. Ci sono elementi presi in prestito da tante di queste realtà e dai loro migliori interpreti: Bruno Canfora, Goblin, Morricone e qualche inflessione Funk dalla tradizione tutta italiana di the Duke of Burlington.
Voluto o meno che sia, l’accostamento con queste realtà è immediato, d’impatto, e se un certo apprezzamento per la scena retrò era stato già messo in luce di recente anche da altri artisti italiani e non (si veda il background stilistico del duo “Il Genio”), qui non ci si limita a voler rievocare un’epoca. In molti ci avevano già pensato: i bristoliani Portishead nel 1994, costruendo intorno alla celebre “Sour Times” addirittura un intero cortometraggio (“To Kill a Dead Man”).
D’altro canto, pochi anni fa già un altro italiano, Daniele Luppi, con Danger Mouse e con la notevole collaborazione di Norah Jones e Jack White, aveva impacchettato una cerimonia alla grandezza delle colonne sonore di Ennio Morricone e dello spaghetti western.
Qui non c’è tanta ambizione, non c’è rievocazione/celebrazione a sé stante: sembra proprio di aver tirato fuori un disco dallo scaffale degli Lp di tuo padre. Persino la cover art, il font del titolo dell’album, tanto si confondono con lo stile di quegli anni.
Su una distesa di quasi 50 minuti di musica strumentale, rigorosamente registrata con strumenti classici, fra cui spuntano il sound dei synth e persino dei mandolini (si sente la fedeltà alla matrice italiana), la band romana ci restituisce un’esperienza sonora passata, ma ben congegnata, interessante, il cui punto di forza è la capacità di vivere di vita propria.
Il downtempo di “Chimera” scivola verso la spy music di “Scenario” o “Incognito”, scuola Lalo Schifrin; il whistling e le voci sinuose di donna Morriconiana in “Manifesto” fa spazio alle influenze funk di “Espresso”.
La pecca? forse un po’ di monotonia a lungo andare, ma l’alternanza tra ritmi incalzanti e più quieti restituisce un risultato positivo. L’esecuzione dal vivo promette bene (NdR: saranno allo Spring Attitude Festival di Roma il 16 Maggio 2015).
Insomma, molta musica oggi nasce con lo scopo di affiancare. Cosa? Bè pensateci: potreste fare pilates senza ritmo sotto? Tragico esempio. Scherzi a parte, La Batteria sembra un esperimento perfettamente riuscito in questo senso: valorizza in modo a sé stante, svincolato da altri fini, il soundtracking; è come se ascoltando pezzi come “Scenario 2” notaste con la coda dell’occhio Steve McQueen che sfreccia a bordo di una sportiva d’epoca; il tutto senza sportiva, senza Bullit e senza titoli di coda.
Voto: 7,5/10
Tracklist:
- 1 · Chimera
- 2 · Vigilante
- 3 · Scenario
- 4 · Formula
- 5 · Vice versa
- 6 · Manifesto
- 7 · Dilemma
- 8 · Espresso
- 9 · Incognito
- 10 · Scenario 2
- 11 · Zero
- 12 · Persona non grata