Recensioni | Pubblicato il 25 novembre 2013

Nils Frahm
Spaces
Genere: modern classical
Anno: 2013
Casa Discografica: Erased Tapes
Servizio di: Alessandro Corsaro
A Berlino nasce 31 anni fa un enfant prodige dell’alchimia sonora. Nils Frahm è così: un eclettico e magnifico suonatore di piano, un eccellente produttore, un incredibile improvvisatore. Sembra che nella sua ancor breve ma densissima carriera (otto tra album ed EP in soli tre anni e mezzo) abbia cercato di raggiungere l’onniscienza musicale, atta a trovare quella panacea universale (di suoni) a cui ogni alchimista ha sempre aspirato.
Spaces è un disco dal vivo, ma non siamo di fronte al canonico album live; viene registrato nel corso di due anni, in diverse location con diversi mezzi, compresi vecchi registratori a bobina portatili e registratori a cassette.
In questo ultimissimo lavoro, l’artista tedesco torna quello delle prime pubblicazioni, meno minimale, molto più sfrenatamente sperimentale. Il suono del celestiale piano vola costantemente a quote spaziali, raggiungendo apici estremi, attraverso la fusione con l’elettronica analogica delle tastiere Juno e Rhodes.
“An Aborted Beginning” è il preludio ad un’opera imprevedibile, che costringe l’ascoltatore a rimanere sempre in tensione, vigile e attento ad ogni possibile mutamento sonoro. Un’inizio che non è un’inizio. Viene affidato a “Says” il compito di aprire realmente la strada ad una tracklist mutevolmente intrigante. Il sintetizzatore è in loop e il piano lo accompagna dolcemente, iscrivendo solo il numero essenziale di note, che raggiungono un’improvviso apice solo nella parte finale del brano. “Said And Done” è minimale ed emozionante; un ritorno alle origini con accordi ripetuti allo stremo che ipnotizzano e in un certo senso distraggono completamente. Con le toccanti melodie di “Went Missing” e “Familiar” raggiungiamo una sorta di stacco tra la prima e la seconda parte dell’album.
L’improvvisazione “For Coughts And A Cell Phone” segna il momento della delicata creatività e imprevedibilità, lasciando per qualche minuto lo spartito musicale lontano da ogni pensiero. Con questa breve traccia è evidente come l’apporto del pubblico sia fondamentale per Frahm, il quale lo utilizza come vero e proprio strumento musicale dall’intelligenza propria.
“Hammers” ci insegue e ci rimette in riga; siamo di fronte ad uno strabiliante saggio di ritmica in cui il piano e i suoi martelletti tornano sfrenatamente protagonisti. I sedici minuti successivi sono il vero pezzo forte di Spaces. “For – Peter – Toilet Brushes – More” è una splendida prova di come uno strumento come il piano possa essere contemporaneamente classico e post-moderno, scegliendo di abbattere le barriere musicali canoniche, attraverso perfetti accompagnamenti elettronici. La tensione ha raggiunto il suo apice, ma il climax discendente è viscerale e conturbante. Le melodie semplici e cristalline di “Over There, It’s Raining” e “Unter – Tristana – Ambre” toccano l’animo nel profondo, creando vortici di forti emozioni che delicatamente vanno via via spegnendosi con la traccia finale “Ross’s Harmonium”.
Ancora una volta Nils Frahm è riuscito nella sua missione. Diventa ormai superfluo capire se stia cambiando, sperimentando o tornando alle origini; qualsiasi cosa faccia e in qualsiasi modo tocchi quei tastini bianchi e neri, questo enfant prodige dell’alchimia sonora crea emozioni inaudite.
Voto: 7,5/10
Tracklist:
- 1 · An Aborted Beginning
- 2 · Says
- 3 · Said And Done
- 4 · Went Missing
- 5 · Familiar
- 6 · Improvvisation For Coughs And A Cell Phone
- 7 · Hammers
- 8 · For - Peter - Toilet Brushes - More
- 9 · Over There, It's Raining
- 10 · Unter - Tristana - Ambre
- 11 · Ross's Harmonium