Recensioni | Pubblicato il 13 novembre 2012

Balthazar
Rats
Genere: Pop, Alt. Rock
Anno: 2012
Casa Discografica: Munich Records
Servizio di: Mario Esposito
Bella scoperta questi Balthazar! L’esclamazione nasce spontanea, subito al primo ascolto di Rats, album che arriva a distanza di due anni dall’esordio “Applause”, che pure poca visibilità aveva avuto oltre i confini nazionali. Belgi come gli ormai “storici” dEUS, dai quali ereditano una evidente attenzione alla ricerca di arrangiamenti raffinati e mai banali, i Balthazar confezionano un lavoro che lascia stupefatti per l’elevato livello qualitativo di tutte le tracce e per una compattezza complessiva, che non vive praticamente mai fasi calanti.
Costruite all’interno del vasto territorio di quel pop/rock di classe dalle strutture lineari ma immediate ed arricchito da elementi che donano loro sfumature sempre accattivanti, le dieci tracce di Rats si muovono tra i toni ammiccanti di un Alex Turner e la decadenza di un Lou Reed sfiorando, eventuali influenze a parte, picchi espressivi eccellenti.
“The oldest of sisters”, traccia d’apertura e singolo finalmente in rotazione anche in qualche radio nostrana, mette subito in mostra una band ispirata, capace di dare alla “canzone” in quanto tale il suo ruolo centrale: melodia riconoscibile, vocalità espressiva e il supporto dei fiati, che donano calore all’intero brano, rappresentano un gran bel biglietto da visita per Marteen Devoldere e soci.
Ma l’esplorazione dell’intero album, di sorprese ne riserva molte: pezzi come “Sinking ship” e “The man who owns the place”, guidati da un cantato trascinato che riporta al già citato Reed e da architetture sonore minimaliste, portano alla luce il proprio fascino senza tempo, così come i più ritmati volteggi pop di “Later”, “Joker’s son” e “Lion’s mouth (Daniel)”, nel solco di quelle evocative ispirazioni che hanno fatto ad esempio la fortuna dei Grizzly Bear, spingono a dedicarsi a ripetuti ascolti.
Traccia dopo traccia, le melodie sempre avvolgenti e la costante morbidezza dei suoni tratteggiano atmosfere intime e calorose alle quali ci si abbandona senza remore. Si giunge così alla parte finale dell’album, in cui si attraversano le sensuali evoluzioni di “Do not claim them anymore”, l’andatura rassicurante e circolare di “Listen up” e la lenta uscita di scena con “Sides”, passando per quella che è forse il vero gioiello di Rats, ovvero “Any suggestion”, cadenzata marcia che va via via arrichendosi di sfumature sempre nuove, fino alla coda orchestrale in cui fiati, archi e cori la fanno da padroni.
Con un lavoro praticamente privo di sbavature, i Balthazar salgono così alla ribalta come una delle migliori rivelazioni di questa fine d’anno: immediatezza di scrittura, composizioni intelligenti e un ottimo lavoro in fase di produzione fanno di Rats un album da non lasciarsi assolutamente sfuggire. Così come si consiglia, a chi ne avrà la possibilità, di non lasciarsi sfuggire le uniche due date italiane del quintetto belga, a Roma e Ravenna, i prossimi 16 e 17 novembre.
Voto: 8/10
Tracklist:
- 1 · The oldest of sisters
- 2 · Sinking ship
- 3 · Later
- 4 · Joker’s son
- 5 · The man who owns the place
- 6 · Lion’s mouth (Daniel)
- 7 · Do not claim them anymore
- 8 · Listen up
- 9 · Any suggestion
- 10 · Sides