Recensioni | Pubblicato il 7 marzo 2013

Old Earth
Small Hours
Genere: Alt-folk, Alternative
Anno: 2013
Casa Discografica: Mini50 Records
Servizio di: Nicola Orlandino
La scozzese mini50 Records si affaccia al 2013 con un altro interessante lavoro. Questa volta ci allontaniamo dalla Scozia e arriviamo in Milwaukee. Stiamo parlando di Old Earth, pseudonimo del cantante e musicista Todd Umhoefer.
Non siamo davanti ad un novellino: infatti sembrerebbe che nel giro di quattro anni abbia prodotto un bel po’ di lavori e che solo ora abbia deciso di affrontare il mercato discografico. E il primo mattone della sua carriera è rappresentato dal mini-album Small Hours. I Compagni di viaggio sono: Betty Blexrud-Strigens, Ben Lester, Christopher Porterfield, Kurt Spielmann, Damian Strigens, Ashlee Whitty, e Travis Whitty.
Le tre tracce mettono in evidenza tutta la complessità del personaggio e di conseguenza della sua musica. La dinamicità è il primo elemento che viene alla luce: le composizioni non sembrano mai fermarsi davvero in un determinato campo, le note si spostano continuamente. Infatti c’è una importante base folk nelle sue composizioni ma sarebbe ingiusto e superficiale fermarsi a questa definizione. Lui parla di ispirazione post-punk che si riversa nella sua vena cantautorale. Ed in effetti è vero e lo si può riscontrare nei momenti più ruvidi, nel mood generale dell’album e anche nell’interpretazione vocale.
Potrete sentire subito l’impatto di questa influenza nell’inizio grintoso di “1“: l’arrangiamento si sviluppa sulle distorsioni, smussate dal back vocal femminile, fino ad un certo punto; poi si sposta su un’acustica anti-folk e infine su atmosfere evocative ed emozionanti degli ultimi due minuti. E questa è la strada che segue, in maniera più estesa ed elaborata, anche nella successiva “2“: cambi ritmici, distorsioni, suggestioni vocali, sublimi distensioni. La finale “3″ è un brano che si distacca parzialmente dai primi due, in quanto si concentra su un maggiore minimalismo, acquisendo una notevole compattezza ritmica.
Dobbiamo fare i complimenti alla label scozzese che è riuscita ancora una volta a portare alla luce un talento come quello di Old Earth: l’approccio libero alla musica è il suo maggior pregio e per questo le sue composizioni, per quanto possano sembrare poco omogenee all’interno, risultano coese e frutto di un’idea precisa e ben concretizzata. Onore al merito.
Voto: 7/10
Tracklist:
- 1 · 1
- 2 · 2
- 3 · 3