Recensioni | Pubblicato il 12 aprile 2013

Piano Interrupted
Two by Four
Genere: Avant-classica, Elettronica, Sperimentale
Anno: 2013
Casa Discografica: Denovali Records
Servizio di: Nicola Orlandino
La scelta di Nils Frahm al mastering è già un importante indizio del disco di cui andremo a parlare. I Piano Interrupted hanno dichiarato “We wanted tofinish the record with someone we felt close to in terms of sensibility and who is not only a technician but a great musician and artist- we knew it would give a extra special coherence to the record.” E la scelta, per affinità con la loro musica, è azeccatissima considerato che si parla di uno dei musicisti e compositori che maggiormente ha contribuito a dare una scossa al movimento neoclassico.
A questo contribuiscono anche i britannici Piano Interrupted con il loro album di debutto Two by Four. Il disco rappresenta una vera e propria evoluzione dalla formazione sino alla registrazione del disco: infatti il progetto nasce come duo formato da Franz Kirmann (laptop) e Tom Hodge (piano) a cui poi si sono aggiunti Greg Hall (violoncello) ed Eric Young (batteria). Il risultato è un magnifico intreccio fra armonie e dissonanze pianistiche che si fondono con le manipolazioni elettroniche di Krmann, le incursioni del violoncello e gli essenziali interventi delle percussioni di Young. L’incontro fra neoclassica ed elettronica che lascia spazio a sperimentazioni e contaminazioni: in particolare vi sono elementi compositivi che riconducono al jazz (sentite, ad sempio, il piano di “7 Ages“).
Sono due le composizioni che sono state concepito in duo: “Etude” e “London Walz”, entrambe caratterizzate da un minimalismo strumentale (accentuato nelle versioni live) e un’elettronica non invasiva ma abbastanza presente, soprattutto nella seconda citata. Poi sono presenti tre brani composti appositamente per il film “Papa Hedi”, documentario sulla vita del musicista e cantante Hedi Jouni. Si tratta di “Hedi“, “Hobi” e “Bulbus“. I tre brani sono stati create partendo dalla musica del tunisino e infatti gli arrangiamenti ne risentono soprattutto nell’utilizzo delle percussioni che ripercorrono ritmi tribali.
L’iniziale “Don’t Love Me Yet” e poi “Foug” esaltano invece le strutture più classiche con gli splendidi fraseggi fra pianoforte e violoncello. “Son of Pi” dona agli strumenti una piega più “dark” ed è in questo brano che meglio vengono fuori le intuizioni jazz delle composizioni. E la stessa strada prende “Occasional Blues” che ricalca molto le discontinuità ritmiche. Fra i migliori prezzi dell’album. Questo mood si estende anche nello stile pianistico (sempre rivolto ad un elegante minimalismo) e nell’atmosfera di “Son of Foug”. Tornano preopotentemente le destrutturazioni elettroniche in “Nocturne” che ritmicamente rappresenta un’anomalia (benvoluta).
Two by Four è un album che sa essere classico ma con una prospettiva ampia, in un’ottica di rinnovamento del genere che i quattro musicisti inglesi hanno saputo ben interpretare arricchendo lo stile con strutture e dinamiche provenienti da altri generi. Un debutto di un certo peso.
Voto: 7,5/10
Tracklist:
- 1 · You Don't Love Me Yet
- 2 · Hobi
- 3 · Etude
- 4 · Hedi
- 5 · Son Of Pi
- 6 · London Waltz
- 7 · Foug
- 8 · Son Of Foug
- 9 · Occasional Blues
- 10 · Nocturne
- 11 · Bulbus
- 12 · 7 Ages
- 13 · Etude (Live)
- 14 · London Waltz (Live)
- 15 · Foug (Live)