Recensioni | Pubblicato il 3 gennaio 2013

Ka Mate Ka Ora
Violence
Genere: Shoegaze, Slowcore, Psychedelic-rock
Anno: 2012
Casa Discografica: White Birch Records
Servizio di: Mario Esposito
Brillante espressione dello shoegazedi casa nostra, i Ka Mate Ka Ora arrivano al loro terzo album a due anni di distanza da “Entertainment in slow motion”, che pure già aveva destato un certo interesse tra gli addetti ai lavori. Violence è il nuovo capitolo della band pistoiese, un lavoro che appare sin dai primissimi ascolti solido e viscerale e in cui i fratelli Carlo e Stefano Venturini e il batterista Alberto Bini si muovono con la disinvoltura tipica di chi, nello strumento, fa confluire la passione prima ancora che la tecnica.
Divisi tra slowcore, dilatazioni shoegaze e distorsioni cariche che idealmente fanno riemergere dal pantheon della band nomi come Codeine, My Bloody Valentine e Dinosaur Jr, i Ka Mate Ka Ora riescono a definire i propri contorni musicali con una personalità che si mantiene costante lungo le dieci tracce che compongono il disco ed uno stile ben riconoscibile.
Bastano i muri sonori eretti dalle chitarre di “Flowers”, ”The lobster” e “Last words” e le sezioni ritmiche sempre incalzanti a trasportare nel vivo di un’atmosfera che, se per certi versi sembra cristallizzata negli anni ’90, non diventa mai uno sterile revival; anzi, il viaggio tra le pieghe di “Violence” è ricco di piacevoli sorprese, nascoste per esempio nei toni addolciti ed avvolgenti di “We’re finally on our own” e “Birdy”.
Con “Jasmine’s lullaby” l’addolcimento diventa una vera e propria carezza lunga circa due minuti e mezzo, per poi riprendere vigore nelle malinconiche e trascinate distorsioni di “Daisies wine” e “Dreamer of pictures” e raggiungere i picchi espressivi nella parte finale dell’album, laddove le due marce decadenti e ferali di “The funeral march of the whales” e “Mistake song” portano alla luce l’emozionante e disarmante spleen musicale dei tre Ka Mate Ka Ora.
Gradevole sorpresa di fine anno, Violence rende così merito alla coerenza e alla sensibilità di una band che continua a mantenere saldo il proprio spirito e a non snaturarsi per correre dietro alle mode del momento, restando fedele a quelle che sono le proprie più istintive pulsioni.
Un’ultima nota positiva, com’è ormai diventato d’abitudine per le produzioni di casa White Birch, il prezioso lavoro svolto per l’artwork dell’album da Cuore di Cane, motivo in più per innamorarsi anche visivamente del supporto fisico.
Voto: 7,2/10
Tracklist:
- 1 · Flowers
- 2 · We're finally on our own
- 3 · Birdy
- 4 · The lobster
- 5 · Last words
- 6 · Jasmine's lullaby
- 7 · Daisies wine
- 8 · The funeral march of the whales
- 9 · Dreamer of pictures
- 10 · Mistake song