Recensioni | Pubblicato il 22 agosto 2014

Wreck and Reference
Want
Genere: lo-fi, doom, experimental
Anno: 2014
Casa Discografica: Flenser Recordings
Servizio di: Emanuele Bonomi
Se dovessi scegliere un termine per definire i Wreck and Reference direi che sono cinici, laddove per cinismo si intende quella rara dote di sintetizzare in pochi minuti freddezza, malvagità, melodia, sangue e fantasie malate con tante sfumature e pochi fronzoli.
Non è facile descrivere la proposta di questa band californiana giunta al secondo full dopo No Youth, esordio che nel 2012 li vide scalare i primi posti delle tradizionali playlist di fine anno dei critici musicali di mezzo mondo. Su Bandcamp si definiscono experimental drone electronic noise noise rock post-metal , il che, aldilà del reale peso delle etichette, potrebbe dare un’idea dei contenuti.
Want nello specifico è composto da 11 brani piuttosto coincisi (durata media di tre minuti) dove la violenza, ad eccezione della opener “Corpse Museum” (che personalmente ritengo la migliore del lotto), lascia quasi sempre spazio a ritmi blandi e a composizioni atmosferiche accompagnate da uno gelido screaming tipico del black metal in un contesto sonoro decadente e al limite dell’orrorifico. In diversi punti sembra di ascoltare un incontro tra le tendenze post metal degli ultimi anni (nonostante l’assenza di chitarre e di basso), alcune atmosfere misantropiche che richiamano il Burzum della prima parte di carriera e un approccio melodico che potrebbe ricordare quello di alcune colonne sonore.
Un’uscita che non difetta in termini di originalità e di qualità dell’insieme, il cui limite però è rappresentato da una certa staticità che con lo scorrere dei pezzi contribuisce a disperderne il fascino e la capacità di coinvolgimento. Un disco troppo poco drone per essere considerato minimale e troppo poco incisivo per essere considerato una nuova stella polare della musica estrema. Pur partendo da presupposti ottimi, al momento i Wreck and Reference transitano in un limbo dove faticano a lasciare un segno e a esprimere in pieno delle qualità che si percepiscono nel momento in cui il gruppo tratta con destrezza diversi stili ed evita accuratamente di trascinare l’ascolto dell’album oltre i trentacinque minuti. Davvero non male, ma era lecito aspettarsi molto di più.
Voto: 6/10
Tracklist:
- 1 · Corpse Museum
- 2 · Apollo Beneath The Whip
- 3 · Stranger, Fill This Hole In Me
- 4 · Bankrupt
- 5 · A Glass Cage For An Animal
- 6 · A Tax
- 7 · Flies
- 8 · Convalescence
- 9 · Machine Of Confusion
- 10 · Swallow
- 11 · Apologies