Recensioni | Pubblicato il 17 marzo 2015

Il caos avanguardistico dei romani Zu è come una palla che non rotola più velocemente? Quel Carboniferous di sei anni orsono aveva lasciato l’impressione totale di un lavoro ancora in marcia intransigente tra noise, grind, sperimentazione, tribalità e scintille laviche di free jazz; ora con questo nuovo album – Cortar Todo – per la Ipecac di Mike Patton tornano a “pestilenziare” l’underground più underground ma è come se l’originalità, le nuove idee si siano sacrificate per un – seppur straordinario – esercizio di stile, puro, ma null’altro.
Nuovi assetti nella linea up, l’abbandono dei distorsori aguzzi, e un sempre presente “enigma espressivo” dentro l’ apoteosi del loro stile, fanno degli Zu un ramificato esempio di ricerca di rispetto, ma forse siamo sempre lì a pistare territori già pistati ad oltranza, e anche se “l’armonia generale” raggiunge comunque gli estimatori più incalliti. C’è da aggiungere che Cortar Todo è solo un buon album degli Zu fermo al pit-stop del “già sentito”.
Il sax baritono muggisce indomito, le ritmiche tribali al limite del selvaggio e in amore con l’industrial, uno sprazzo di cosmique inaspettato “Serpens cauda”, ossessioni umorali (“Rudra dances over burning Rome”, la title-track), tremori deathingh in “Orbital equilibria” e “Vantablack vomitorium” e un field recording con la voce di Shipibo Gilberto Mauha Ochavamo sciamano dell’Amazzonia in “Pantokrator”; queste le linee espressive di un disco che ovviamente si fa sentire in tutta la sua dannata essenza, ma purtroppo . ripetiamo – anche nella sua grave staticità.
Voto: 5/10
Tracklist:
- 1 · The unseen
- 2 · Rudra dances over burning Rome
- 3 · Cortar todo
- 4 · A sky burial
- 5 · Orbital equilibria
- 6 · Serpens cauda
- 7 · No pasa nada
- 8 · Conflict acceleration
- 9 · Vantablack vomitorium
- 10 · Pantokrator